Nel dibattito sui dazi americani, l’Irish Times paragona i mercati ai casinò. Ma dietro la solita metafora dell'azzardo si ignora il ruolo reale dell’industria del gioco nell’economia. (Immagine: Associated Press / Alamy)
Nella storia – reale o cinematografica – non mancano mai i “cattivi”. Dai dittatori ai villain di James Bond, ci è stato insegnato a riconoscerli: abiti eleganti, sguardo ambiguo, e una certa aura di potere. Non sorprende quindi che, per molti media, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sia diventato il volto perfetto di questa narrazione: inconfondibile, perennemente abbronzato, biondo e senza freni nel parlare.
Ma quando anche i dazi diventano una questione morale, succede qualcosa di curioso: a finire nel mirino, ancora una volta, è il mondo dei casinò.
Un editoriale pubblicato sull’Irish Times ha accostato l’instabilità dei mercati azionari al funzionamento dei casinò. Il titolo parla chiaro: “I mercati azionari sono come i casinò. Non fateci affidamento per capire gli effetti dei dazi".
L’autore sostiene che tanto i mercati quanto il presidente Trump si muovano in un contesto di incertezza e reazioni irrazionali, più che su fondamenta economiche solide. Dopo l’introduzione dei dazi sulle importazioni statunitensi, i mercati globali hanno vacillato. Un crollo che, secondo l’articolo, ricorda le perdite improvvise ai tavoli verdi.
Il parallelo è chiaro: le oscillazioni dei listini finanziari sembrano riflettere l’imprevedibilità del gioco d’azzardo. L’investitore, come il giocatore, può scegliere quanto rischiare, ma non può mai prevedere davvero l’esito. A fronte di possibili guadagni ci sono, inevitabilmente, potenziali perdite.
L’editorialista sottolinea anche come i mercati nazionali non siano più indicatori affidabili dello stato economico reale. Il caso irlandese ne è un esempio: pochi gruppi dominano la borsa locale, mentre aziende di rilievo globale, come Flutter, sono quotate altrove. Questo rende le fluttuazioni del mercato irlandese meno significative nel quadro generale.
Ma il vero nodo è un altro: davvero i casinò meritano di essere ancora una volta usati come metafora negativa dell’incertezza e del rischio?
L’articolo dell’Irish Times evita accuratamente di approfondire un dato spesso trascurato: l’impatto concreto dei casinò sull’economia. Nessun riferimento alla rinascita del settore dopo la pandemia, né ai numerosi posti di lavoro generati. Eppure, anche i “cattivi” possono cambiare pelle. Ma chi è disposto a crederci?
Oggi i casinò sono tra le attività più controllate a livello globale. Operano nel rispetto di normative stringenti e, come ogni impresa privata, devono generare profitti per continuare a esistere. Ma davvero vogliamo condannare qualunque settore che produca utili?
Il valore di un casinò per l’economia non si misura solo nei ricavi diretti. Si traduce in occupazione, turismo, sviluppo locale. Oltre al personale specializzato – croupier professionisti, addetti alla sicurezza, tecnici – i casinò creano lavoro in settori collegati come intrattenimento, accoglienza, manutenzione.
In molti casi diventano vere attrazioni turistiche, portando clienti anche a hotel, ristoranti e negozi delle zone limitrofe. L’effetto è duplice: aumenta l’indotto e si rafforzano le attività locali. Il denaro speso in una sala da gioco non rimane confinato lì: entra in circolazione nell’economia del territorio.
Nonostante le previsioni catastrofiche e le polemiche legate alla stagione dei dazi, Donald Trump è stato eletto – per volontà degli elettori – 45° presidente degli Stati Uniti. E mentre i mercati tremano e gli editoriali si moltiplicano, l’economia globale continua a muoversi. E con lei, i casinò.
Chiudiamo con le parole del diretto interessato, che non perde occasione per esaltare la propria politica commerciale. In un intervento recente, Trump ha dichiarato:
“Penso che la questione dei dazi ci stia aiutando molto, è una cosa positiva – anzi, grandiosa. Sarà leggendaria, in senso buono. Sta già facendo pressione su quei pochi repubblicani che ancora non ci arrivano".
"È semplice: stiamo facendo accordi, e i Paesi stanno pagando i dazi. La Cina ora paga un dazio del 104%. Vi sembra tanto? Loro ci imponevano il 100%, anche il 125%. Ci hanno sfruttato per anni. Ora tocca a noi. E così rafforzeremo il nostro Paese".
Che sia retorica o convinzione reale, resta il fatto che i dazi, come le metafore, spesso finiscono per colpire sempre gli stessi bersagli. E tra questi, nel dibattito pubblico, i casinò restano ancora – per comodità o pregiudizio – tra i più gettonati.
La maggior parte della carriera di Alan è stata dedicata all'insegnamento, incluso presso una delle migliori scuole private nel Regno Unito. Ha lasciato Londra nel 2000 e si è trasferito in Galles, dove ha cresciuto quattro meravigliosi bambini. Si è iscritto all'università, dove ha studiato fotografia e cinema, ottenendo una laurea e successivamente un master. Nel 2014 Alan ha contribuito al lancio di un nuovo giornale locale, curando sia la prima che l'ultima pagina, oltre a 6 pagine di contenuti settimanali. Ha anticipato i cambiamenti nel giornalismo e è stato un pioniere delle notizie iperlocali in Galles. Nel 2017 ha fondato uno dei primi siti di notizie indipendenti e gratuiti operanti 24 ore su 24 per il Galles. Dopo aver trasformato il sito in un modello di business di successo, Alan ha sentito il desiderio di nuove sfide. Entrare a far parte di Casinos.com è stata un'emozione particolare per lui, soprattutto perché si tratta di un ruolo nuovo in Europa. È entusiasta di mettersi alla prova e di aiutare gli altri a fare altrettanto.
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